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La patologia della mammella

La patologia della mammella

INFORMAZIONI UTILI SULLE MALATTIE DELLE MAMMELLE

  • La grande maggioranza delle patologie mammarie è di natura benigna e può manifestarsi a tutte le età, sia con modificazioni di vario tipo della struttura dell’organo (noduli, addensamenti…) che con sintomi di vario genere (dolori, secrezioni, infiammazioni…).
  • La mammella è un organo che risente notevolmente delle diverse fasi del ciclo mestruale oltre che di eventi tipici della vita della donna, quali gravidanza, allattamento, menopausa, per cui è normale che in tali periodi cambi aspetto sia all’apparenza che al tatto.
  • Il dolore è spesso un sintomo non significativo,  specialmente se compare in periodo premestruale, e di norma si associa a patologie benigne.
  • L’uso di taluni farmaci può influire sulla condizione delle mammelle:  gli psicofarmaci (sedativi, antidepressivi) specialmente se assunti per lunghi periodi, possono far comparire secrezioni dai capezzoli.
  • L’uso di contraccettivi ormonali che in passato era stato considerato come “a rischio” per patologia mammaria è oggi considerato sicuro dalla maggior parte degli studi.
  • Si ammalano soprattutto le donne, ma anche le mammelle maschili possono essere interessate da malattie benigne (ad esempio la ginecomastia, cioè un anomalo rigonfiamento della mammella) o, molto più raramente, maligne (cancro).

 CONSIDERAZIONI SUL TUMORE (MALIGNO) DELLA MAMMELLA.

Il tumore alla mammella è la più frequente causa di morte per neoplasia nella donna;  la sua incidenza è in costante aumento: attualmente 1 donna su 13 nel corso della propria vita si ammala di tumore al seno ed il rischio aumenta dopo i 40 anni di età.

Non è ancora nota la causa originaria di questa temibile malattia ma sono state individuate circostanze che aumentano la possibilità di incorrervi: i così detti “fattori di rischio”. La presenza di uno o più fattori di rischio non identifica i soggetti destinati ad ammalarsi di cancro ma solo un aumento di probabilità di incorrere in questa malattia; d’altro canto, l’assenza di tali fattori non è garanzia di non ammalarsi.

I principali fattori di rischio per il tumore della mammella sono:

  • un precedente tumore mammario
  • la familiarità (soprattutto di primo grado e per patologia comparsa in età inferiore ai 50 anni)
  • l’assunzione di estrogeni in menopausa (quando non bilanciata dal progestinico)
  • l’obesità
  • la nulliparità
  • lo sviluppo puberale precoce e/o la menopausa tardiva
  • il fumo e l’abuso di alcool
  • età superiore ai 40 anni

⇒ gli interventi di chirurgia plastica, l’esposizione a radiazioni sulla ghiandola mammaria (mammografia), l’uso di anticoncezionali non costituiscono un fattore di rischio.

DIAGNOSI PRECOCE

Purtroppo non esistono metodi di reale prevenzione della patologia tumorale della mammella: tutte le indagini che si possono fare hanno lo scopo di ottenere una diagnosi quanto più precoce possibile di un eventuale tumore. Questo è però un fattore estremamente importante in quanto esiste una correlazione diretta tra dimensioni del focolaio tumorale e le probabilità di guarigione (quanto più piccolo è il tumore tanto maggiori sono le probabilità di sopravvivenza!). Un tumore maligno scoperto e curato precocemente ha una probabilità di guarigione pari al 90%!  La diagnosi precoce può essere ottenuta su persone asintomatiche ed apparentemente sane con i test di screening.

 MAMMOGRAFIA (MX)

La mammografia è un esame radiologico: la mammella viene compressa tra 2 piani e “fotografata” in 3 proiezioni. A volte possono essere eseguite anche proiezioni supplementari per ottenere ingrandimenti di zone particolari. Le immagini così ottenute permettono di vedere e valutare la struttura interna della ghiandola e degli altri tessuti che compongono la mammella. Abitualmente la sola visita al seno, basata sulla palpazione, permette di riconoscere i noduli con diametro superiore a 1 cm; in caso di seno voluminoso e /o di localizzazione profonda del nodulo, inoltre, la capacità diagnostica della palpazione è ancora più limitata. La MX può essere in grado di riconoscere alterazioni molto piccole, anche di diametro inferiore a 5 mm, e/o alterazioni focali quali le microcalcificazioni che sono spesso la manifestazione d’esordio della patologia tumorale maligna della mammella.

ECOGRAFIA MAMMARIA 

L’esame, completamente innocuo ed indolore, sfrutta la capacità dei fasci ultrasonori di penetrare la ghiandola mammaria e di evidenziarne la sua struttura. Questo esame si utilizza come completamento della MX quando la struttura della mammella è molto densa e le lastre appaiono omogeneamente chiare (mammella giovanile), in caso di noduli clinicamente palpabili ma non evidenziabili alla MX, quando un nodulo visibile alla lastra mostra caratteristiche di dubbia interpretazione. Può essere impiegato come esame di prima scelta per lo studio della natura di un nodulo chiaramente palpabile, poiché in tal caso può fornire non solo indicazioni utili ma spesso anche risolutive. Impiegando la tecnica del color-doppler, questa metodica può inoltre valutare la vascolarizzazione della lesione evidenziata. L’indagine ecografica è inoltre utilizzata nel monitoraggio dei casi a rischio per non dover ricorrere costantemente all’esame radiologico, evitando in tal modo  di sottoporre le pazienti ad una dose eccessiva di radiazioni.

AUTOPALPAZIONE 

L’autoesame del seno può’ costituire un valido ausilio diagnostico e può contribuire ad anticipare la diagnosi di patologia mammaria. Deve essere eseguito con cadenza mensile, preferibilmente durante il flusso mestruale (quando ancora presente), cioè in un momento in cui non ci sia tensione della ghiandola.

  • Le mammelle devono essere osservate allo specchio a braccia sollevate sopra la testa, per verificare che non ci siano variazioni di forma, deviazioni del capezzolo o retrazioni della cute.
  • In posizione sdraiata: il braccio sinistro alzato dietro la testa, la mano destra esamina la mammella sinistra, poi la mano sinistra esamina la mammella destra, tenendo il braccio destro dietro la testa. La palpazione deve essere delicata, con la mano a piatto, comprimendo la ghiandola contro le coste, con il palmo della mano o i polpastrelli riuniti; il movimento è rotatorio, la compressione prima lieve poi più robusta, esaminando tutta la mammella.
  • Una compressione dell’area areolare concludono l’esame, per verificare la presenza/assenza di secrezioni dal capezzolo.

Lo scopo dell’autopalpazione non è quello di fare una diagnosi ma di riconoscere eventuali cambiamenti, da segnalare prontamente al proprio curante.

Con quale cadenza sottoporsi agli esami di screening?

La visita senologica dovrebbe essere eseguita con cadenza annuale.  La prima MX, in assenza di fattori di rischio, viene di norma eseguita a 40 anni; successivamente si consiglia un controllo annuale, associato con lo studio ecografico. Prima dei quarantanni, è consigliabile un controllo ecografico annuale; l’epoca di inizio di questa indagine è da valutare col proprio ginecologo in base alla storia familiare ed alle caratteristiche della propria ghiandola mammaria; anche se il compimento dei 25/30 anni rappresenta uno “start point “ ottimale anche nei casi non considerati a rischio. Ecografia e MX sono inoltre consigliabili in caso di lesioni sospette, indipendentemente dal periodo in cui ci si era già sottoposti all’indagine.

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